La Bellezza salverà il mondo. Canova e il dolore, in mostra a Possagno
A duecento anni dalla morte di Antonio Canova fioriscono gli appuntamenti espositivi all’interno del percorso “Anniversari Canoviani”.
Anche Banca delle Terre Venete ha sostenuto un progetto espositivo di altissimo pregio artistico e culturale, che ha coinvolto Istituzioni pubbliche e sponsor privati per celebrare il grande genio del Neoclassicismo: artista, ma anche fine diplomatico e uomo di straordinaria cultura.
Nella mostra “Canova e il dolore. Le stele Mellerio. Il rinnovamento della rappresentazione sepolcrale”, aperta a Possagno in locali adiacenti alla Gypsoteca, si coglie l’evoluzione del tema della commemorazione della morte attraverso l’opera di uno scultore innovativo e geniale che dimostra come sia possibile aspirare all’eternità attraverso il ricordo, la malinconia.
La mostra, ideata da Vittorio Sgarbi e curata da Francesco Leone e Stefano Grandesso trova il suo apice nella ricomposizone per la prima volta dal loro smembramento dei due Monumenti Mellerio, voluti dal conte Giovanni Mellerio in memoria dello zio Giovanni Battista e della moglie Elisabetta.
Il conte rimase colpito da un monumento funebre al quale Canova stava lavorando nel suo studio romano e gli commissionò le due stele funerarie, a cui Canova attese dal 1812 al 1814.
Le opere giunsero nella località di Gerno, in Lombardia, a Villa Gernetto nell’agosto del 1814, per essere collocate in una cappella fatta costruire appositamente.
L’arredo funerario della cappella della grande Villa Gernetto, ora di proprietà di Silvio Berlusconi, venne smantellato e smembrato negli anni ’70, fino al ritrovamento recente e alla ricomposizione ideale del monumento fatta da Sgarbi e dai curatori nella mostra di Possagno.
Ma come Canova parla all’umanità della morte? La sua, possiamo dire, è la celebrazione di un’eternità laica, dove la cosiddetta macchina sepolcrale si spoglia dal trionfo dell’effimero barocco, dalle allusioni mirabolanti.
Canova toglie… e ciò che lascia è l’essenziale. Sono 50 le opere in mostra provenienti da collezioni pubbliche e private, con una sezione dedicata ai disegni e 6 inediti canoviani.
Ma oltre a parlare di dolore e di morte, Canova a Possagno ci stupisce con un’opera emblematica, che sarà esposta a Firenze nell’altra grande mostra a lui dedicata.
Si tratta del gesso che riproduce una figura allegorica, realizzata nel secondo decennio dell’Ottocento per un nobile di San Pietroburgo e poi trasferita nel 1953, in anni quindi recenti, a Kiev: la cosiddetta Pace di Kiev.Che sia un buon auspicio…
Servizio di Federica Morello